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Oct 01, 2023

I migliori film al Festival di Cannes 2023

A Martin Scorsese potrebbe piacere pensare a "Killers of the Flower Moon" come al western che ha sempre voluto realizzare, ma questa epopea americana, spesso spettacolare, sulla cospirazione genocida che colpì la nazione Osage durante gli anni '20 è più potente e auto-intrigante. posseduto quando infila un dito in uno degli altri generi che emergono in superficie nel corso delle sue tre ore e mezza di durata.

Il primo e più ovvio di questi è un dramma di gangster nella grande tradizione dei lavori precedenti del regista; proprio quando sembrava che "The Irishman" potesse essere l'ultima parola di Scorsese sul suo genere caratteristico, lo hanno riportato indietro per un altro film pieno di omicidi brutali, voci fuori campo amare e conclusioni taglienti sullo spirito corruttivo del capitalismo americano. Ma se il "Regno del Terrore" a volte si rivela uno sfondo scomodamente vasto per la saga criminale più intima di Scorsese, "Killers of the Flower Moon" eccelle come uno studio avvincente e sfaccettato dei personaggi dietro il massacro. Col passare del tempo, diventa il più interessante dei tanti film diversi che lo compongono: una storia d'amore contorta sul matrimonio tra una donna Osage (l'indomabile Lily Gladstone) e l'uomo bianco che, a sua insaputa, ha contribuito a uccidere la sua intera famiglia. che avrebbe potuto ereditare i diritti di proprietà della loro fortuna petrolifera (Leonardo DiCaprio, che offre la migliore interpretazione della sua carriera nei panni del personaggio più stupido e vile che abbia mai interpretato).

Trovare il giusto equilibrio in questa storia è una sfida per un regista dotato e operistico come Scorsese, la cui capacità di raccontare qualsiasi storia si scontra con la sua ultima ammissione che questa potrebbe non essere la sua storia da raccontare. E così, nel bene e nel male, Scorsese trasforma "Killers of the Flower Moon" nel tipo di storia che può ancora raccontare meglio di chiunque altro: una storia sull'avidità, la corruzione e l'anima screziata di un paese che è nato da la convinzione che appartenesse a chiunque fosse abbastanza insensibile da prenderlo. —DE

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